Traslochi internazionali e Brexit: qual è la connessione? Come si trasformerà la mobilità europea? E quale sarà il ruolo di Milano? Scopriamolo insieme.

Cos’è la Brexit

Con il termine Brexit si indica l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea: Brexit infatti è l’unione di due parole, Britain ed exit.

Il processo di distaccamento ha preso inizio dal referendum tenutosi il 23 giugno 2016, in cui i cittadini inglesi hanno votato favorevolmente per far uscire il loro Paese dall’Ue.

In seguito, il Parlamento britannico ha emanato una legge che definisce tempi e modi di questo evento epocale, notificata il 29 marzo scorso.

Da giugno 2017 sono iniziate le trattative con Bruxelles per regolare con precisione le normative specifiche che interessano entrambe le parti in causa.

In ogni caso, finché l’uscita dell’UK non sarà sancita definitivamente, permangono gli stessi diritti e doveri ai quali la nazione era soggetta come stato membro dell’Unione.

 

 

La Brexit e le conseguenze sulla mobilità europea

L’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea avrà sicuramente un impatto sulla mobilità delle persone e sull’immigrazione, dato che i cittadini europei non avranno più il diritto di trasferirsi in Inghilterra per cercare lavoro senza un visto, o comunque dei permessi che regolino le entrate.

Ancora tutte da chiarire le sorti degli immigrati europei che già vivono e lavorano in UK da anni, per non dire quelle degli ultimi arrivati: avranno il diritto di restare? E se sì, a quale titolo?

Le risposte delle autorità inglesi sembrano per ora rassicuranti, nessun lavoratore o studente regolare dovrà andar via. Ma resta il fatto che, in ogni caso, la libera circolazione sancita dall’Ue nei paesi membri è destinata a finire.

 

 

Milano: la nuova Londra?

Altra conseguenza necessaria della Brexit è che istituzioni e aziende europee che finora hanno avuto sede a Londra dovranno trasferirsi sul continente. L’Inghilterra infatti non potrà più ospitarle.

Esempi illustri sono Ema ed Eba, rispettivamente Agenzia Europea per i Medicinali e Autorità Bancaria Europea, che sono alla ricerca di nuova dimora.

Ma lo stesso problema hanno aziende, banche, compagnie aeree che operano all’interno dell’Unione Europea.

Negli ultimi mesi si stanno avanzando delle ipotesi su quali potrebbero essere le nuove sedi: Bruxelles, Vienna, o addirittura Milano. Sì, perché con il rilancio dello sviluppo cittadino dovuto ad Expo 2015, anche il capoluogo lombardo si presta bene ad ospitare firme importanti e prestigiose di aziende ed istituzioni.

Il quartiere di Porta Nuova, fiore all’occhiello della città, potrebbe richiamare inoltre l’attenzione di tanti investitori internazionali che cercano un’alternativa europea a Londra.

Se così fosse, Milano acquisirebbe capitali e importanza su scala mondiale.

 

La Brexit e i traslochi internazionali

Nell’incertezza mediatica degli ultimi mesi, c’è chi si affretta a fare le valigie e trasferirsi a Londra per non perdere l’ultimo treno, e c’è invece chi inverte la rotta e decide di tornare in Europa tra Francia, Germania e Spagna.

Gli italiani che vivono e lavorano in Inghilterra sono migliaia, ma quelli che non hanno ancora messo radici probabilmente vorranno tornare nel nostro paese.

Si moltiplicano quindi i trasferimenti internazionali in un senso o nell’altro, dato che ben presto un trasloco da Londra all’Ue potrebbe costare molto caro, tra dazi doganali, visti e quant’altro.

 

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In questo clima particolare, i traslochi internazionali diventano un argomento molto delicato, perché spesso le sorti lavorative ed affettive di chi lavora all’estero sono messe in discussione.

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